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Embolia da liquido amniotico

Il liquido amniotico è il liquido in cui l’embrione si trova immerso durante la gestazione ed inizia ad essere prodotto dall’embrione intorno alla quinta settimana di gravidanza.

Svolge una funzione protettiva nei confronti del feto, impedendo i danni causati dagli urti e dai movimenti bruschi; aiuta, inoltre, la termoregolazione del feto; difende gli organi materni dai movimenti del bambino; protegge in parte il feto dalle infezioni; consente lo sviluppo polmonare e permette al bambino di allenare il proprio apparato digerente tramite la deglutizione del liquido stesso.

Una eccessiva produzione di liquido amniotico in gravidanza, può essere sintomo di una patologia della gravidanza e, a sua volta, può causare complicanze rischiose per la madre e il bambino.

Nel secondo trimestre e fino alla ventesima settimana di gravidanza, il liquido amniotico presenta una composizione ed un'osmolarità sovrapponibili a quelle del sangue della madre e del feto, la cui cute è permeabile all'acqua, agli elettroliti, all'urea e alla creatinina.

Dopo la ventesima settimana il liquido amniotico inizia ad essere integrato e progressivamente sostituito dall'urina del feto, grazie alla maturazione del suo emuntorio renale. Da qui sino al termine della gestazione, il feto parteciperà non solo alla produzione del liquido amniotico, ma anche al suo ricambio; intorno al quinto mese, infatti, inizia a deglutire una parte del liquido, assorbendola attraverso l'intestino.

L'embolia da liquido amniotico è una sindrome clinica di ipossia, ipotensione e coagulopatia che risulta dall'entrata di antigeni fetali nella circolazione materna.

La responsabilità del ginecologo o dell’ostetrica e, quindi, dell’Ospedale, può derivare dal mancato riconoscimento precoce della problematica e dall’incapacità di gestirla correttamente, eseguendo terapie sbagliate, tardive, inefficaci o, in ogni caso, non tempestive.

Un errore del sanitario nella mancata o ritardata diagnosi potrebbe portare nei casi più gravi, al decesso della madre o del bambino. In questo caso anche i familiari del paziente vittima di malasanità, potrebbero avere diritto al risarcimento e cioè il marito (convivente more uxorio o il partner convivente), i genitori, il figlio o la figlia, i fratelli o le sorelle e gli eredi.

Il medico legale, coadiuvato da un medico specialista e affiancato dal legale, può capire se vi siano stati errori nella diagnosi, nell’esecuzione del trattamento sanitario o nello svolgimento della terapia e verificare se vi sia responsabilità del medico o dell’Ospedale. Essenziale in questa fase sarà lo studio della documentazione medica, tra cui cartella clinica, esami e consenso informato che dovranno essere richiesti alla struttura.

L'embolia di liquido amniotico è una rara emergenza ostetrica, il cui verificarsi è stimato in 2-6/100 000 gravidanze. Di solito si verifica durante la tarda gravidanza, ma può verificarsi anche durante l'interruzione di una gravidanza al 1o o 2o trimestre.

Sebbene le stime di mortalità varino ampiamente (circa dal 20 al 90%), la sindrome comporta chiaramente un rischio significativo, e per le donne che muoiono improvvisamente durante il travaglio, l'embolia di liquido amniotico è una delle cause più probabili. La sopravvivenza dipende dalla diagnosi precoce e dall'immediato inizio del trattamento.

Fisiopatologia

Il termine a lungo utilizzato di "embolia di liquido amniotico" implica un disturbo prevalentemente meccanico, ostruttivo, come avviene nella tromboembolia o nell'embolia gassosa. Tuttavia, poiché il liquido amniotico è completamente solubile nel sangue, non può causare ostruzioni. Inoltre, le piccole quantità di cellule fetali e di detriti tissutali che possono accompagnare il liquido amniotico nella circolazione materna sono troppo piccole per ostacolare meccanicamente l'albero vascolare polmonare abbastanza da provocare i marcati cambiamenti emodinamici che si verificano in questa sindrome.

Invece, attualmente si ritiene che l'esposizione agli antigeni fetali durante il parto attivi mediatori proinfiammatori, che innescano un'enorme cascata infiammatoria e il rilascio di sostanze vasoattive (p. es., noradrenalina) simili alla sindrome da risposta infiammatoria sistemica (SIRS) che si verifica in sepsi e shock settico.

La risposta infiammatoria provoca un danno agli organi, in particolare a polmoni e cuore, e innesca la cascata della coagulazione, con conseguente coagulazione intravascolare disseminata. L'ipossia materna risultante e l'ipotensione hanno effetti negativi profondi sul feto.

Poiché l'esposizione materna agli antigeni fetali è probabilmente abbastanza comune durante il travaglio e il parto, non è chiaro il motivo per cui solo poche donne sviluppano embolia di liquido amniotico. Si pensa che diversi antigeni fetali in quantità variabili probabilmente interagiscano con fattori di suscettibilità materni sconosciuti.

Fattori di rischio

Molti fattori sono associati a un aumento del rischio dell'embolia da liquido amniotico, ma la prova è inconsistente. Come con l'esposizione agli antigeni fetali, molti dei fattori di rischio sono all'ordine del giorno, o almeno molto più probabili dell'embolia di liquido amniotico, e non vi è alcuna buona conoscenza fisiopatologica del perché solo poche donne con fattori di rischio sviluppano la sindrome. Tuttavia, si ritiene che il rischio sia generalmente aumentato dai seguenti:

- Parto cesareo

- Età materna avanzata

- Gravidanze plurime

- Abruptio placentae

- Trauma addominale

- Placenta previa

- Rottura uterina

- Lacerazioni cervicali

- Parto con forcipe

- Polidramnios

- Induzione del travaglio

Sintomatologia

L'embolia di liquido amniotico di solito si manifesta durante e subito dopo travaglio e il parto. Il primo segno può essere un arresto cardiaco improvviso. Altri pazienti sviluppano improvvisamente dispnea e hanno tachicardia, tachipnea e ipotensione. Spesso seguono rapidamente insufficienza respiratoria, con cianosi significativa, ipossia e crepitii polmonari.

La coagulopatia si manifesta come sanguinamento dall'utero e/o siti di incisioni e di prelievo venoso.

L'ipoperfusione uterina provoca atonia uterina e distress fetale.

Il tasso di mortalità è molto alto.

Diagnosi

La diagnosi di embolia si basa sulla valutazione clinica e sull’esclusione di altre cause. Essa è sospettata quando si sviluppano durante il travaglio o subito dopo il parto:

- Ipossia improvvisa

- Ipotensione

- Coagulopatia

La diagnosi di embolia da liquido amniotico è clinica ed è eseguita escludendo altre delle cause seguenti:

- Arresto cardiaco improvviso nelle donne giovani (p. es., dissezione coronarica, malattia cardiaca congenita)

- Insufficienza respiratoria acuta (embolia polmonare, polmonite)

- Coagulopatia (p. es., sepsi, emorragia post-partum, atonia uterina)

L'autopsia può rivelare la presenza, nella circolazione polmonare, di cellule squamose e di capelli fetali, ma questi reperti non confermano la diagnosi. Cellule fetali sono talvolta rilevate in pazienti che non hanno l'embolia di liquido amniotico.

Trattamento

Il trattamento dell'embolia di liquido amniotico è di supporto. Esso comprende la trasfusione di globuli rossi (necessaria per rimpiazzare le perdite) e di plasma fresco congelato e di fattori della coagulazione (necessari per correggere la coagulopatia) associati, se necessario, al supporto ventilatorio e circolatorio, con farmaci inotropi. Il fattore ricombinante VIIa non deve essere usato di routine, ma può essere somministrato a donne che continuano a sanguinare pesantemente nonostante l'uso di altri fattori della coagulazione.

La Society for Maternal-Fetal Medicine ha fornito una lista di controllo concisa per la gestione immediata dell'embolia di liquido amniotico per aiutare gli operatori ostetrici a rispondere rapidamente ed efficacemente.

Il parto operativo immediato può migliorare le condizioni della madre e può essere fondamentale per la sopravvivenza di un feto che è un'età gestazionale vitale.

Risarcimento danni

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