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La placenta accreta

Si parla di placenta accreta quando la placenta è attaccata saldamente, ma non naturalmente, all’utero.

Nella placenta accreta, i villi placentari non sono contenuti nelle cellule uterine deciduali, come normalmente avviene, ma si estendono al miometrio.

Le anomalie correlate comprendono:

- Placenta increta (invasione dei villi coriali nel miometrio)

- Placenta percreta (penetrazione dei villi coriali in o attraverso la sierosa uterina)

Tutti e 3 le anomalie causano problemi simili.

Un parto cesareo e la placenta previa in una gravidanza pregressa, aumentano fortemente il rischio di placenta accreta.

Se una donna presenta dei fattori di rischio di placenta accreta, i medici devono eseguire periodicamente un’ecografia durante la gravidanza per verificare l’eventuale presenza di questa complicanza.

Qualche settimana prima della data presunta del parto, in genere i medici fanno nascere il bambino e poi rimuovono l’utero, a meno che la donna non sia contraria.

Dopo il parto, la placenta di solito si stacca dall’utero e la donna può spingerla fuori da sola o con l’aiuto di un medico o di un’ostetrica. Quando la placenta è attaccata troppo saldamente, alcuni lembi possono rimanere attaccati all’utero dopo il parto. In tal caso, l’espulsione della placenta viene rimandata ma aumentano i rischi di sanguinamento e infezione dell’utero, che possono essere potenzialmente letali.

La placenta accreta sta diventando sempre più diffusa. Si osservava in circa

- 1 gravidanza su 30.000 negli anni ’50

- 1 gravidanza su 500-2.000 negli anni ’80 e negli anni ’90

- Da 1998 al 2011, negli Stati Uniti, 1 su 272

Tale aumento coincide con l’aumento dei parti cesarei.

Fattori di rischio

La placenta accreta è più probabile nelle donne con le seguenti caratteristiche:

- La donna ha già avuto un parto cesareo

- La placenta ricopre la cervice (detta placenta previa)

- L’età è superiore ai 35 anni

- La donna ha avuto parecchie gravidanze

- La donna presenta fibromi sotto al rivestimento interno dell’utero (endometrio)

- La donna ha subito un intervento chirurgico con interessamento dell’utero, compresa l’asportazione di fibromi

La donna presenta disturbi del rivestimento dell’utero, come la sindrome di Asherman (cicatrizzazione dell’epitelio uterino dovuto a infezione o intervento chirurgico)

Aver avuto un parto cesareo in una gravidanza pregressa e la placenta previa nella gravidanza in corso aumenta fortemente il rischio di placenta accreta nelle gravidanze successive.

Diagnosi della placenta accreta

Quando la paziente presenta fattori di rischio di placenta accreta, prima del parto il medico deve eseguire  un’ecografia per stimarne l’eventuale presenza. L’ecografia mediante un dispositivo manuale posizionato sull’addome o all’interno della vagina può essere eseguita periodicamente a partire da 20-24 settimane di gravidanza. Se l’ecografia non è chiara, potrebbe essere eseguita una RMI.

Durante il parto, si sospetta placenta accreta nei seguenti casi:

- La placenta non viene espulsa entro 30 minuti dalla nascita del bambino.

- I medici non riescono a separare la placenta dall’utero con le mani.

- I tentativi di rimozione della placenta provocano un’emorragia profusa.

Trattamento della placenta accreta

Se i medici rilevano una placenta accreta prima del parto, di solito procedono con un parto cesareo seguito dall’asportazione dell’utero (isterectomia cesarea). Per questa procedura, il bambino viene dapprima partorito mediante taglio cesareo, quindi si procede all’asportazione dell’utero con tutta la placenta. In genere, questa procedura viene eseguita attorno alle 34 settimane di gestazione e contribuisce a prevenire una perdita di sangue potenzialmente letale che si potrebbe verificare se la placenta rimanesse in sede dopo il parto. Tuttavia, si tratta di una procedura che può causare complicanze, come emorragia profusa. Inoltre, se l’intervento dura molto a lungo e/o richiede un lungo riposo a letto successivamente, possono formarsi dei coaguli di sangue.

I coaguli possono viaggiare nel torrente ematico e bloccare un’arteria nei polmoni.

L’isterectomia cesarea deve essere eseguita da un chirurgo esperto e presso un ospedale dotato delle apparecchiature adatte per gestire le complicanze.

Se per la donna è importante mantenere la fertilità, i medici possono tentare di preservare l’utero con varie tecniche. Queste tecniche, tuttavia, non possono essere utilizzate se l’emorragia è estremamente imponente o se sussiste tale possibilità (a causa della posizione della placenta).

Responsabilità sanitaria

La responsabilità del ginecologo o dell’ostetrica e, quindi, dell’Ospedale, potrebbe derivare dal mancato riconoscimento precoce dei sintomi o delle condizioni che determinano la presenza di una placenta accreta o dall’incapacità di gestirla non intervenendo immediatamente, eseguendo terapie sbagliate, tardive, inefficaci o, comunque, non tempestive.

Un errore del ginecologo o dell’ostetrica nella mancata o ritardata diagnosi potrebbe portare nei casi più gravi, al decesso della madre o del bambino.

In questo caso anche i familiari del paziente vittima di malasanità, potrebbero avere diritto al risarcimento e cioè il marito (convivente more uxorio o il partner convivente), i genitori, il figlio o la figlia, i fratelli o le sorelle e gli eredi.

Il medico legale, coadiuvato da un medico specialista e affiancato dal legale, può capire se vi siano stati errori nella diagnosi, nell’esecuzione del trattamento sanitario o nello svolgimento della terapia e verificare se vi sia responsabilità del medico o dell’Ospedale.

Essenziale in questa fase sarà lo studio della documentazione medica, tra cui cartella clinica, esami e consenso informato che dovranno essere richiesti alla struttura.

Risarcimento danni

Lo Studio dell'Avvocato ANDREA COVA è specializzato in risarcimento danni da errore medico e responsabilità sanitaria e segue regolarmente casi in tutta Italia.

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