Avvocato
Andrea Cova
Assistenza in tutta Italia per ogni tipologia di responsabilità sanitaria
Il monitoraggio cardiotocografico (CTG) rappresenta una metodica che permette di valutare il benessere fetale e, in alcuni casi, consente di effettuare previsioni sullo stato di equilibrio dell'unità feto placentare.
Lo staff di medici che assiste la madre o che sono presenti al parto non può rendersi conto se il feto sia in sofferenza se il suo battito non viene monitorato o se i dati dei tracciati risultanti dal monitoraggio non vengono correttamente interpretati. In tal caso, il feto o il bambino potrebbero subire lesioni come l’encefalopatia ipossico-ischemica e rimanere affetto da paralisi cerebrale infantile.
In genere si esegue nel corso del terzo trimestre di gravidanza, ed in particolare è consuetudine eseguirlo dalle 37 settimane di gestazione in poi.
Si esegue mediante un apparecchio (cardiotocografo) che consente il rilevamento continuo della frequenza cardiaca del feto e della contrattilità uterina.
Il rilevamento di tali parametri avviene attraverso l’applicazione di due rilevatori a gestione elettronica, il primo posizionato in prossimità del dorso fetale, in quanto la trasmissione del battito cardiaco fetale appare ottimale in questo punto, ed il secondo non lontano dal fondo uterino, che si trova nella parte alta dell’utero.
Talvolta è necessario far cambiare posizione alla paziente, farla ruotare su un fianco o sull’altro, per controllare se tale manovra permette di migliorare la trasmissione del battito cardiaco fetale e quindi della sua frequenza.
Per quanto riguarda la frequenza cardiaca fetale è possibile valutare la variabilità, le accelerazioni e le decelerazioni.
Per quanto riguarda le contrazioni uterine è possibile valutarne il numero, la durata ed il tono basale.
Tali parametri vengono evidenziati su carta a scorrimento e velocità predeterminata, in modo da formare scrittura su due linee parallele, differenziate per i valori rilevati.
La variabilità della frequenza cardiaca fetale in corrispondenza della contrazione uterina, durante il travaglio di parto, rappresenta un parametro importante per la valutazione del benessere fetale.
Esistono varie classificazioni da seguire per poter valutare questi parametri, nonché il collegamento tra i parametri stessi, e non appare utile in questa sede elencarle tutte.
Un parametro da non sottovalutare riguarda la lunghezza del tracciato, ossia il tempo di durata di tale esame, che non deve essere inferiore agli standard proposti dalle linee guida.
La valutazione, durante il travaglio di parto, viene effettuata osservando il comportamento della frequenza cardiaca fetale durante la contrazione uterina, in modo da avere un resoconto valido sul grado di tolleranza del feto al travaglio di parto.
Inoltre, il parametro che interessa maggiormente riguarda la predittività dello stato di salute del feto, sia in travaglio di parto che al di fuori di esso.
Appare inoltre molto utile praticare un esame cardiotocografico alla paziente gravida al di fuori del travaglio di parto, allo scopo di ottenere le linee base del tracciato prima dell’insorgenza del travaglio di parto stesso. Tale esame può consentire, in molti casi, di valutare in tempo un feto con minore tolleranza al travaglio.
- Il primo tipo riguarda la traccia cosiddetta “normale”, e non prevede ulteriori azioni prudenziali, ma solo la ripetizione del tracciato nei tempi previsti dalle linee guida.
- Il secondo tipo riguarda la traccia cosiddetta “indeterminata”, e richiede una sorveglianza continua con una successiva rivalutazione.
- Il terzo tipo riguarda la traccia cosiddetta “anormale”, richiede una valutazione più approfondita, la sospensione di una eventuale stimolazione del travaglio di parto in atto, e in alcuni casi viene consigliato l’espletamento del parto in tempi rapidi.
L’esame cardiotocografico deve essere collegato alla paziente che lo esegue e, quindi, all’inizio del rilevamento, bisogna apporre i dati della paziente sul tracciato che viene prodotto.
La data e l’orario del rilevamento appaiono automaticamente sui margini del tracciato stesso.
Al termine dell’esame cardiotocografico il tracciato deve essere refertato dal medico che lo esegue o che lo ha consigliato, o dal responsabile del reparto, o da chi ne fa le veci, con firma autografa.
Inoltre deve essere trascritto il percorso diagnostico e terapeutico che ne scaturisce. Deve essere conservato nella sua interezza e controfirmato dalla paziente, la quale ha prestato consenso informato prima dell’esecuzione dello stesso.
L’esame cardiotocografico viene ritenuto fondamentale per la valutazione del benessere fetale, e rappresenta uno dei cardini essenziali nel tentativo di evitare una sofferenza fetale inaspettata.
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